Un po’ in ritardo, parlo finalmente anche di KUP, uscito nella primissima wave degli Studio Series 86, e ovviamente anche lui fra i protagonisti del primo film d'animazione dei Transformers e, sebbene non il primo, è diventato lo stereotipo del veterano brontolone per eccellenza del marchio. Grazie quindi alla sua fama, questo non è certo il primo giocattolo dedicato al vecchio Blitz dopo il G1 ( ed il successivo Targetmaster ), la versione Generations con modalità alternativa terrestre, un Prime ridipinto da Ironhide ed il recente Titans Return.
KUP ( Deluxe ) Movie Studio Series 86 02
Il paragone quindi è anche qui d'obbligo con la versione Headmaster, come già visto anche per Blurr, ma quella, sebbene simile per aspetto anche come CAMION CYBERTRONIANO, era abbastanza rielaborata ed aggiornata. Il veicolo del SS quindi è più aerodinamico come il G1 ( a dispetto del Titans Return che aveva una cabina pilotabile… non che questo sia un difetto, anzi! ) e in generale riprende bene le forme di quel bel pickup cybertroniano / futuristico, tranne che per i colori, che qui si rifanno alla version cartoon, con un blu/grigio principale e tocchi di azzurro / grigio molto chiaro su parafanghi anteriori e dietro la cabina, laddove invece il G1 ( ed il TR occidentale ) era azzurro con la parte anteriore del mezzo acquamarina o come si chiama quel colore. ^^’
Il veicolo è bello compatto, e sebbene più smussato del Titans Return, ha i suoi bei dettagli scolpiti sparsi sulla carrozzeria: non ha particolari fori per armi, ma ci sono delle fessure laterali giusto sopra il simbolo di fazione che servono per sistemare gli accessori, di cui poi andremo a parlare.
Per sommi capi la TRASFORMAZIONE è sempre quella, con la parte anteriore che forma il torso e quella posteriore che diviene le gambe, ma se già per il TR era assai più elaborata, questa è più classica ma ha i suoi bei passaggi aggiuntivi, come i pannelli che si ripiegano sulle gambe, ed il dover aprire gli stinchi per drizzarle alle ginocchia, mentre le braccia, che nel TR erano un po’ posticciamente dietro la cabina, qui trovano posto fra le gambe, con le ruote anteriori si ribaltano all'interno del torso come nel G1. A ritroso, va sottolineato come sia parecchio difficoltoso far slittare i pannelli esterni del petto che sostengono le spalle per la trasformazione delle braccia.
Il ROBOT che ne esce è innegabilmente ben fatto e fedele, abbastanza snello ma alto il giusto nella scala dei cartoni ( una testa in più dell’Autobot medio ), ma come già per Blurr, salta all'occhio subito la faccia, anche qui non così simile al settei ma più caratteristica nel ritrarre un bot vecchio e smunto. E sempre come per Blurr, se al primo impatto risulta un po’ d'effetto, poi ci si fa l'abitudine.
( E dopotutto ha sugli occhi il lightpiping “funzionante”, ovvero la plastica trasparente sulla nuca che fa accendere gli occhi in controluce )
A parte ciò, il nostro SS 86 è fedelissimo al cartone, con tanto di accenno di zaino sulle spalle ( assente nel TR ), spalle spioventi e dettagli colorati su polsi e cintura, con i due succitati colori fedelmente distribuiti. Una involontaria citazione al giocattolo sono invece le ruote posteriori sulle tibie, che non dovrebbero esserci, ma vabbè. Non male i dettagli scolpiti e argentati sotto il parabrezza sul petto, anche se però poi nel veicolo non rendono tanto, anche se magari può sembrare di intravedere l'interno della cabina di pilotaggio, con un po’ di fantasia…
Gli accessori summenzionati sono ovviamente l'arma classica, che però è abbastanza piccola da essere solo una pistola e non un fucile, ed un pacchetto di stick di Energon, come quelli che offre agli Allicon su Quintessa nel film del 1986. Ma la vera citazione al lungometraggio è la possibilità di staccare braccia e gambe da spalle ed anche, mimando così la scena dove appunto subisce queste mutilazioni dalla piovra robotica ma viene poi riparato da Hot Rod!
Per il resto, le articolazioni sono ormai quelle standard Generations, a parte che qui manca la rotazione dei pugni, mentre non ha ulteriori fori per armi se non sotto i piedi.
Insomma, una gran bella versione moderna del vecchio Kup, questa sì assai distinta dal predecessore Titans Return, a parte il discorso della faccia un po’ troppo caricaturale, il robot ed il veicolo sono belli e ben fatti, e la trasformazione resa bene, con il tocco di classe della citazione degli arti staccabili. Un bel stampo che sarebbe un peccato lasciarlo isolato, quindi speriamo che lo ripeschino per una versione TargetMaster, o anche per un Giovane Kup con faccia meno attempata e color verdino come si vede nell'episodio “Chaos” della terza stagione. ^^
-Videorecensione