Se i primi episodi dei cartoni animati G1 erano popolati da svariati ricolorazioni di Decepticon che apparivano sullo sfondo, sopratutto di Seeker, giusto per fare numero, questo peculiare modo di ingrossare le fila dell'esercito Distructor è stato praticamente canonizzato grazie agli SWEEP, ovvero i cloni senza nome di Scourge creati direttamente da Unicron. Uguali in tutto e per tutto al nostrano Sheriff, gli Sweep sono comunque un pretesto per un repaint, come dimostra questo Studio Series 86 uscito in seguito appunto a Scourge.
SWEEP ( Voyager ) Movie Studio Series 86 10
Infatti a differenziarsi dall'uscita del modello targato 86 05 c'è la forma della mano destra, ora aperta e quella sinistra chiusa a pugno, ovvero il contrario di Scourge, e ovviamente la colorazione, con un blu principale più acceso e simile al giocattolo dell'86 e non pallido e tendente al viola come appariva nel cartone; come variazione sono quindi sensibili, per fortuna, per chi come me ha dovuto saltare di prendere lo SS Scourge e tocca “accontentarsi” di Sweep per formare il trio degli araldi di Unicron.
Ma l'inportante è lo stampo, con un ROBOT davvero bello e sputato al settei, a suo modo definitivo da buon Generations recente, anche se non si possono non citare le versioni classicheggianti precedenti, con un Titanium anch'esso fedele nei suoi limiti, la prima versione Deluxe Generations con l'indovinata modalità alternativa terrestre o quello più squadrato ma lo stesso affascinante Titans Return.
Per quanto sia uno Studio Series il nostro non sfigurerebbe fra i WfC vista la quantità di fori che ha per le ARMI sparsi sul corpo, praticamente il numero standard della linea sorella, fra caviglie, spalle, avambracci, sotto i piedi e pure uno dietro la schiena, anche se alla fine è armato “solamente” del suo classico fucile blu, più un effetto di sparo di quelli che si trovano nei Battlemaster.
Ottima la scultura del viso, con la mitica barbetta, ma anche gli iconici artigli smaltati sulle mani, il robot non ha pecche a livello estetico ed articolare, con tanto di rotazioni di polsi e bacino, con l'unico dettaglio apparentemente non così riuscito nella resa delle ali / mantello. Effettivamente queste erano difficili da rendere fedelmente, nella forma di due cocci di uovo, praticamente, ma l'operazione è riuscita a metà con solo le parti esterne belle sottili, mentre giocoforza le parti più interne sono spesse e con altri pannelli appesi che servono a formare la modalità alternativa.
A causa di ciò, abbiamo l'unica parte non show accurate del settei con le turbine laterali che pendono ripiegate sui pannelli delle ali invece che starsene dietro la schiena a mo’ di zaino a razzo.
E di sicuro una cosa che ha diversa questo Scourge / Sweep rispetto a tutte le incarnazioni precedenti è la TRASFORMAZIONE, laddove storicamente il robot si sdraia all'indietro con le gambe che formano la punta del velivolo, questa è invece formata dalle parti interne delle ali, con i pannelli che si dispiegano a formare tutto il resto del mezzo, con le gambe che semplicemente si uniscono e le braccia che slittano verso di esse. Almeno questa shellformerata è mediata dalla testa che si proietta all'indietro diventando l'effettiva turbina centrale, così come questo modo di trasformarsi alla fine è fedele a come lo si vedeva fare nel cartone, a guardar bene.
L’HOVERCRAFT SPAZIALE è, indovinate?, fedelissimo al settei, aereodinamico e compatto, con colorazione anch'essa identica al cartone, e dettagli presi dal concept pure SOTTO il veivolo, come le due coppie di fori scolpiti, anche se le gambe s'intravedono un po’ sporgere, ma direi che è il minimo; c'è inoltre una sorta di licenza poetica nel design, con la turbina centrale più avanti rispetto a quelle laterali ( o semplicemente hanno interpretato male il settei… ), ma alla fine l’ “astro saponetta” è un bel velivolo appagante e grosso per un Voyager.
Peccato per i soli due fori laterali, cui sistemare il fucile grazie alla spina sul fianco destro, con quelli sulle caviglie che sporgono da dietro difficilmente utilizzabili, così come IN TEORIA la turbina centrale aggiuntiva impedirebbe di metterci un eventuale Targetmaster come la sua versione del 1987, ma in realtà basta ribaltare all'indietro il retro della turbina ed usarne il foro, anche se c'è quella piccolina sulla testa del robot a dar un po’ di fastidio.
Ed a proposito di testa, Scourge e gli Sweep la esibivano spesso nell'alt mode, quasi ad anticipare i Vehicon di Beast Machine, ed anche qui la cosa è possibile, sollevando il pannello posteriore che la sostiente e fissandolo alle turbine laterali, anche se a rovinare un po’ la magia ci pensa il pannello frontale che copriva la faccia, ribaltato semplicemente in avanti.
Infine, questo stampo, che sia Scourge o Sweep, è un acquisto obbligato sia per l'iconicità dell'araldo di Unicron, sia l'ottima resa in generale del giocattolo e fedeltà al settei originale, con certi “trucchi” come ali un po’ zavorrate più che giustificati dal risultato finale.
-Videorecensione